mercoledì 9 dicembre 2015

THE MILD + GRIME + TODAY IS THE DAY live @ Mostovna (Nuova Gorica, Slovenia) 8 Dicembre 2015

Spetta ai veneti The Mild l’incombenza di aprire la serata, ma noi arriviamo sul posto quando il loro set si sta già avviando alla conclusione e quindi non c’è materiale sufficiente per farsi un’idea chiara ed esprimere un parere. Siamo dalle parti dell'hardcore-metal che rigurgita dagli abissi in maniera scomposta. Un sound scultoreo e imponente di cui, oggi come oggi, sembra esserci in giro un’abbondanza clamorosa di offerta. Veloce cambio palco e la palla passa di mano ai triestini Grime. Le cose sono molto cambiate dall’ultima volta che li ho visti on stage. Menano sempre fendenti dall’inconfondibile sapore metallico dentro l'arena dello sludge (con la furia mastina degli hardcore kids più incazzati), ma aderiscono ad altre forme rispetto a quelle consuete. In pratica propongono una sintesi di “elevazione” e “crollo” che gioca di contrasti tra le accelerazioni del doppio pedale e le litanie cadenzate dei riff e della voce, stringendo per le palle tutta l’energia di un tempo immane, pieno di vita, senza avvizzire in lungaggini o pose tracotanti. Chapeau! Il piatto forte arriva e cazzo, ancor prima che suonino una nota, sento pervadermi da quel formicolio di felicità che poche volte ho provato nella vita (da bimbetto a Natale scartando i regali, la prima volta che ho ascoltato un disco sul mio entry level…). Today Is The Day. Un nome, una dichiarazione d'intenti ridanciana, animale. Un suono loro e loro soltanto, la cui influenza rimane incalcolabile su generazioni e generazioni di musicisti a partire dagli irregolari dell’hardcore anni ’90 (per dirne una: da dove pensate Jacob Bannon abbia mutuato il suo modo di cantare starnazzante-malefico?). Il cantante-chitarrista nonché mente del gruppo, Steve Austin, è come se portasse su di sé lo sconcerto del mondo. E assieme ai suoi due compagni sul palco scatena un pandemonio di estrema coerenza interna, che sbaraglia la babele di lingue approssimative del post tutto, tranciandoti di netto. Musica che si fa scenario, a tal punto che sembra di avere davanti dei saldatori alle prese con un cilindro d’acciaio, avvolti in una pioggia di scintille. A sorpresa la scaletta proposta pesca abbondantemente dal loro bestseller dell’era Relapse, “In The Eyes Of God” (l’album composto con Bill Kelliher e Brann Dailor poi confluiti nei Mastodon), con pezzi sparsi da “Temple Of The Morning Star”, “Sadness Will Prevail” e soltanto un brano dall’ultimo “Animal Mother” dell’anno scorso. Inframmezzati da sample di una manciata di secondi, i brani si susseguono senza pietà intrugliando i suoni “segnali d’allarme” al vetriolo del noise (da Zeni Geva agli Unsane, per capirsi) con i venti che cambiano direzione nel cuore del tornado come se niente fosse (il fragorosissimo cumulo d’ossa dei gruppi grind-death). Sarà che sono un loro fan di lunga data, sarà che mi aspettavo un set incentrato solo sull’ultimo lavoro (decente ma che scompare se affiancato ad altri loro dischi) e sentirmi sciorinare i pezzi cult che ho passato decine di volte nello stereo è stato come mettermi in mano fiammiferi e tanica di benzina, ma davvero credo che rimarrà sempre traccia nella mia memoria di questo live. Grazie Today Is The Day, oggi il mondo mi sembra meno una merda del solito.

1 commento:

  1. Bravo , pezzo molto emozionante grazie al tuo modo colorito e completo di descrivere le sensazioni che hai provato. Anche a me piacciono molto

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